Il sesto rapporto sullo Stato di diritto della Commissione Ue fotografa ancora una volta un'Ungheria da maglia nera. Budapest colleziona infatti nel 2025 il maggior numero di raccomandazioni, ben otto, oltre a registrare "nessun progresso" in diversi ambiti, tra cui la lotta alla corruzione ad alto livello, la riforma sul lobbismo, l'indipendenza dei media del servizio pubblico, la promozione di uno spazio civico sicuro. Unico "progresso significativo" registrato è quello relativo all'aumento della remunerazione dei giudici in linea con gli standard europei.
La relazione sottolinea il persistere di "pressioni indebite su alcuni giudici", in particolare in merito ai "dibattiti interni su questioni chiave relative all'indipendenza della magistratura". L'Autorità per l'Integrità, uno dei pilastri della riforma giudiziaria varata da Budapest per accedere ai fondi europei, continua a "segnalare ostacoli nell'adempimento efficace dei suoi compiti di vigilanza" si legge nel rapporto. La Commissione segnala poi un aumento della pressione sui giornalisti che "continuano ad affrontare numerose e gravi sfide al loro lavoro" e punta il dito contro l'Ufficio per la protezione della Sovranità, già oggetto di una procedura d'infrazione, che ha avviato indagini nei confronti di giornalisti accusati di operare al servizio di interessi stranieri. Il rapporto denuncia poi "un contesto in deterioramento per le organizzazioni della società civile" che insieme all'incertezza giuridica ostacola ulteriormente lo spazio civico. Nel mirino di Palazzo Berlaymont, anche "l'ampio uso dei poteri di emergenza" da parte del governo di Viktor Orbán, che "mina la certezza del diritto e incide sul funzionamento delle imprese nel mercato unico". "Il processo legislativo rimane una seria fonte di preoccupazione" mette nero su bianco la Commissione, denunciando anche la "crescente pressione normativa da parte dello Stato" nei confronti delle società straniere, anche di altri Stati membri dell'Ue, che operano in settori strategici. "La possibilità per il Governo di interferire con l'applicazione delle norme sul controllo delle concentrazioni - si sottolinea - continua a creare incertezza giuridica".
Il rapporto 2025 sullo Stato di diritto in Italia individua progressi "limitati, ridotti o nulli" su alcune delle raccomandazioni chiave espresse l'anno passato, in particolare sulle norme per regolare il conflitto d'interesse e le lobby, compresa l'istituzione del registro nazionale, oppure nell'affrontare "in modo efficace e rapido la pratica di convogliare le donazioni attraverso fondazioni e associazioni politiche". Male anche la protezione per i giornalisti, dato che non vi sono progressi "nel proseguimento dell'iter legislativo relativo al progetto di riforma in materia di diffamazione e tutela del segreto professionale".
Nella relazione si sottolineano "alcuni progressi nell'adozione della proposta legislativa in sospeso sui conflitti di interesse e progressi limitati nell'adozione di norme complete in materia di lobbying". Bene le misure adottate per mitigare la corruzione negli appalti pubblici che, scrive la Commissione, rimane un rischio elevato. Particolare attenzione viene dedicata poi alla libertà di stampa. "Sebbene esistano norme e iniziative specifiche per la loro tutela, i giornalisti continuano a incontrare difficoltà nell'esercizio della loro professione", si legge nel rapporto, in cui si segnala l'aumento dei casi di intimidazioni e minacce contro la categoria. "Sempre più preoccupante" il ricorso alle querele bavaglio contro i giornalisti segnalato da alcuni stakeholders. E nel rapporto finisce anche il caso Paragon, lo spyware che sarebbe stato usato dai servizi segreti italiani per colpire i giornalisti. L'accusa non trova riscontro nella relazione del Copasir, ricorda la Commissione, che pur evidenzia le "preoccupazioni" sollevate in merito all'uso "senza precedenti in Italia" di uno spyware contro un giornalista. Un capitolo del rapporto è dedicato poi alla Rai. Palazzo Berlaymont registra alcuni progressi sulla raccomandazione espressa lo scorso anno relativa al finanziamento dei media di servizio pubblico. Sotto il profilo del pluralismo, invece, vi è una divergenza di vedute tra il governo, che cita le "numerose inchieste giornalistiche su membri del Governo e della sua maggioranza parlamentare" trasmesse nei programmi Rai, e alcuni stakeholder che esprimono preoccupazione in relazione alla "vulnerabilità della Rai ai rischi di indebite interferenze nell'attuale quadro di governance e di finanziamento" e alla "mancanza di progressi legislativi per affrontare tali questioni". Contestata anche la decisione dell'ad della Rai di introdurre 'direttori editoriali' per tutti i programmi dell'emittente: per Viale Mazzini, una decisione che rientrava negli sforzi di riorganizzazione interna. Mentre invece "per gli stakeholder" con questa decisione "aumentano i rischi di indebita ingerenza da parte del management nei confronti dei giornalisti e delle redazioni Rai". Con l'espressione stakeholder si fa riferimento a giudizi di organizzazioni terze come "l'Fnsi", citata nel rapporto.
"Il livello di indipendenza giudiziaria percepito in Italia è nella media [europea] tra la popolazione e continua a essere nella media tra le aziende. Complessivamente, nel 2025 il 46% della popolazione e il 48% delle aziende percepiscono il livello di indipendenza dei tribunali e dei giudici come 'abbastanza o molto buono'". È quanto si legge nel rapporto sullo Stato di diritto 2025 nel capitolo dedicato all'Italia. L'indipendenza giudiziaria percepita dai cittadini è aumentata "significativamente" rispetto al 2024 (36%) e al 2021 (34%), così come la percezione tra le imprese, pari al 42% nel 2024 e al 29% nel 2021.
"Con l'attuazione della riforma globale del sistema giudiziario in Italia e l'adozione delle norme di attuazione necessarie per la sua piena efficacia, il Consiglio superiore della magistratura ha portato avanti i compiti che gli sono stati affidati dalla normativa di attuazione", si legge nel rapporto. "Il progetto di riforma costituzionale che separa le carriere dei giudici e dei pubblici ministeri è attualmente all'esame del Parlamento, mentre permangono le riserve espresse dalla magistratura", prosegue. "La Corte costituzionale ha ritenuto che la riforma globale dei tribunali tributari rappresenti un progresso adeguato verso un sistema più equo e conforme ai principi costituzionali. Il reclutamento dei magistrati e del personale amministrativo prosegue a buon ritmo, anche se permangono carenze persistenti. Sebbene siano stati compiuti ulteriori passi avanti verso la completa digitalizzazione dei tribunali penali e delle procure, le difficoltà tecniche continuano a ritardarne l'effettiva attuazione. La durata dei procedimenti rimane un problema grave, nonostante alcuni miglioramenti nei tempi di definizione e una tendenza positiva per quanto riguarda lo smaltimento dell'arretrato".
"Una nuova legge sulla sicurezza, volta a combattere il terrorismo e la criminalità organizzata e a migliorare la sicurezza interna, ha sollevato preoccupazioni tra le parti interessate in merito a un possibile impatto sullo spazio civico e sull'esercizio delle libertà fondamentali". È quanto si legge nel rapporto 2025 sullo Stato di diritto in Italia. La relazione ricorda che in Italia lo spazio civico "è classificato come 'ristretto' e dopo aver illustrato i contenuti del decreto Sicurezza, evidenzia le preoccupazioni espresse in una lettera al Presidente del Senato dal Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa. Nella missiva si lamentava "il fatto che una mancanza di precisione nel disegno di legge potesse consentire un'applicazione arbitraria e sproporzionata, potenzialmente in conflitto con la Convenzione europea dei diritti dell'uomo". Analoghe preoccupazioni sono state espresse anche da "organizzazioni della società civile" e da "sei Relatori speciali delle Nazioni Unite" che avevano sottolineato "il rischio che il disegno di legge violasse una serie di diritti, in particolare il diritto alla libertà di espressione e di opinione, il diritto alla libertà di riunione pacifica e il diritto alla libertà di associazione". "Il Governo ritiene invece che le nuove disposizioni raggiungano un equilibrio tra il diritto di riunione pacifica e il diritto alla libera circolazione e alla libertà personale, tutti tutelati dalla Costituzione", si legge ancora nel report in cui si fa riferimento anche alla relazione periodica sulle ultime misure legislative della Corte di Cassazione del 23 giugno 2025, che includeva anche un parere sulla Legge sulla sicurezza, "fornendo osservazioni sia sul merito che sulla procedura".
Il rapporto sullo Stato di diritto 2025 "conferma la traiettoria positiva in diversi Stati membri e dimostra che il ciclo annuale sullo Stato di diritto fornisce uno stimolo per le riforme" e "sebbene i progressi siano disomogenei e permangano sfide in alcuni Stati membri, l'impegno generale nel processo rimane forte, con un numero sostanziale di raccomandazioni 2024 parzialmente o completamente affrontate". È quanto si legge nella comunicazione che accompagna il rapporto presentato oggi dalla Commissione europea. Novità del report, che prende in esame diversi aspetti, dall'indipendenza della magistratura, alla lotta alla corruzione, dal pluralismo dei media, al sistema di poteri e contro-poteri istituzionali, è l'aggiunta della dimensione del mercato unico. "Il rapporto - si legge - sottolinea come le sfide dello Stato di diritto possano avere un impatto diretto sulla fiducia economica, sulla certezza del diritto e sull'efficace funzionamento del quadro economico dell'Unione". Per questo, si spiega, "l'Ue creerà un legame più stretto tra le raccomandazioni del rapporto sullo Stato di diritto e il sostegno finanziario" e "farà in modo che il futuro bilancio a lungo termine preveda forti garanzie sullo Stato di diritto". Il rapporto, inoltre, verrà integrato da ulteriori iniziative, come lo Scudo europeo per la democrazia, in corso di elaborazione, e la prima strategia Ue per la società civile volta a promuovere e proteggere il ruolo delle organizzazioni della società civile in tutta l'Ue. Per il secondo anno, la relazione include una valutazione dello Stato di diritto anche di Albania, Serbia, Macedonia del Nord e Montenegro.
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