È stato condannato a 27 anni di carcere Daniele Rezza, il ventenne che l'11 ottobre scorso a Rozzano ha accoltellato a morte Manuel Mastrapasqua, 31 anni, per un paio di cuffie wireless da 14 euro. Lo ha deciso la Corte di Assise di Milano presieduta dalla giudice Antonella Bertoja, dopo circa tre ore di camera di consiglio. "Ventisette anni e li deve fare tutti in carcere", ha commentato Angela Brescia, mamma della vittima. "So che non sarà così, so che non saranno ventisette anni. Vedremo più avanti. Adesso va bene".
Una condanna ben più severa rispetto ai 20 anni chiesti dalla Procura, che aveva proposto l'esclusione di tutte le aggravanti contestate e il riconoscimento delle attenuanti generiche. Nella sua requisitoria, la pm ha evidenziato "il contesto sociale e familiare" dell'imputato, descrivendolo come "trascurato e caratterizzati da violenza cronica".
Nell'infliggergli la pena, i giudici hanno applicato la continuazione tra i due reati, escludendo la sola aggravante del nesso teleologico tra omicidio e rapina (restano quelle dei futili motivi e della minorata difesa) e riconoscendo le attenuanti generiche equivalenti. La Corte ha inoltre riconosciuto provvisionali tra i 70mila e i 150mila euro a titolo di risarcimento per i familiari di Manuel, tutti presenti in aula per assistere alla lettura della sentenza. Le motivazioni saranno rese note entro novanta giorni.
Nel corso della sua discussione, la legale di parte civile Roberta Minotti ha fatto ascoltare ai giudici un audio di Manuel subito dopo essere stato aggredito. Lo stava registrando su WhatsApp per inviarlo alla fidanzata. "Questo è Manuel che sta morendo", ha spiegato l'avvocata.
"Manuel era un bravo ragazzo. Educato. È nato prematuro, ha lottato per vivere e ce l'ha fatta. Fino a quando non ha incontrato Daniele Rezza sulla sua strada", ha detto l'avvocata Minotti, contestando la richiesta della procura: "Vent'anni non sono giustizia".
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Mastrapasqua stava tornando a casa dopo un turno in un supermercato di via Farini, quando è stato aggredito da Rezza. "Quando l'ho visto volevo prendergli tutto: soldi, cellulare, qualsiasi cosa potessi rivendere", aveva raccontato Rezza durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip Domenico Santoro. Dopo l'aggressione, il padre dell'imputato - che ha raccontato di avergli detto di gettare le cuffie - lo ha accompagnato alla stazione di Pieve Emanuele. Da lì, Rezza ha preso un treno per Pavia, poi un autobus per Alessandria, dove si è di fatto costituito.
In aula, il giovane ha chiesto scusa: "Non era mio intento ammazzarlo, volevo solo rapinarlo. Mi sono avvicinato con il coltello per farmi dare quello che aveva e lui ha reagito".
Rezza è imputato in un altro procedimento per un'aggressione avvenuta a fine giugno 2024, anche in quel caso con un coltello.
La vittima, per fortuna, riportò solo un piccolo taglio.
"La pm aveva messo come attenuante il fatto che lui era cresciuto a Rozzano con una famiglia non presente. Anche io sono cresciuto senza un padre e da adolescente ero più in giro che a casa. Però non ho mai fatto niente - ha osservato Michael Mastrapasqua, fratello minore di Manuel - Non ho mai preso la scusa del 'sono a Rozzano e quindi faccio queste cose'. Non è una giustificazione perché non penso che tutti i ragazzi che crescono a Rozzano facciano queste cose. Lui poi è recidivo, non è la prima volta che usa un coltello. Doveva essere fermato prima".
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