rriva la targa per i monopattini elettrici e prende corpo la stretta sulla micromobilità regolata dal nuovo Codice della strada. 'Un nuovo passo avanti verso una mobilità urbana più sicura e ordinata - fa sapere il ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - che dà piena attuazione a quanto previsto dalla legge e che introduce nuove misure per garantire una maggiore sicurezza nell'utilizzo dei monopattini elettrici. Tra queste - sottolinea il ministero - l'obbligo del casco anche per i maggiorenni e l'introduzione di un sistema di identificazione dei veicoli'. Un decreto del ministero dei Trasporti e che sarà pubblicato in Gazzetta Ufficiale fra due settimane chiarisce che il contrassegno, realizzato su supporto adesivo plastificato non rimovibile, deve essere applicato in modo visibile e permanente sul veicolo. La targa, composta da tre caratteri alfabetici e tre caratteri numerici disposti su due righe, è strettamente personale. Legata, dunque, alla persona e non al mezzo. Dovrà essere applicata sul parafango posteriore oppure - in mancanza di apposito alloggiamento - sul piantone dello sterzo, rivolta verso l'esterno e a un'altezza compresa tra 20 centimetri e 1,20 metri dal suolo, in modo da risultare visibile. All'interno del contrassegno sono riportate la scritta "M.E.F." e l'emblema della Repubblica Italiana. Ancora ignoti i costi per l'utenza, che il Mit promette essere 'sostenibili': è infatti ancora in corso un confronto con l'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato per definire i costi di produzione, spedizione e prezzo di vendita. Tra gli obiettivi del nuovo Codice, e quindi con l'inserimento della targa e l'obbligatorietà di targa e assicurazione anche sui monopattini elettrici, c'è quello di porre un freno all'attuale anonimato che di fatto permette una mobilità senza regole, che sempre più spesso vede coinvolti questi mezzi in incidenti stradali e protagonisti di infrazioni non sanzionabili.
E sempre in ambito di sicurezza stradale, passa in Commissione Trasporti della Camera l'emendamento della Lega al decreto Infrastrutture per il censimento degli autovelox. I Comuni dovranno segnalare tutti gli autovelox presenti sul proprio territorio, altrimenti i dispositivi non potranno entrare in funzione. Stigmatizza l'assenza di un censimento il Codacons: "E' gravissimo, il ritardo delle amministrazioni locali nella comunicazione sta portando a conseguenze pesanti, perché il Ministero in assenza di numeri ufficiali ha dovuto ritirare e rimandare il decreto sull'omologazione col risultato che le multe stradali elevate dagli apparecchi approvati ma non omologati vengono sistematicamente annullate da prefetti e giudici di pace". Secondo l'associazione, il 59,4% di dispositivi fissi installati lungo le strade italiane risulta infatti validato prima del 2017, data che fa da spartiacque in tema di omologazione e possibile utilizzo degli apparecchi, mentre per quelli mobili la percentuale sale al 67,2%". Secondo le stime non ufficiali elaborate dal sito specializzato Scdb.info, gli autovelox fissi e mobili installati lungo le strade italiane sarebbero oggi 10.202. Apparecchi che avrebbero garantito agli enti locali, conclude il Codacons, solo nelle principali 20 città italiane incassi per oltre 62 milioni di euro.
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