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Ranieri rinuncia alla nazionale, il post-Spalletti si complica

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Una fumata nera è comparsa di primo mattino sui cieli di Roma, sostanziata nel cortese ma deciso rifiuto di Claudio Ranieri di diventare il nuovo ct dell'Italia, e ha subito incupito l'aria intorno a via Allegri.

Nella sede della Figc ci si aspettava il sì del tecnico romano all'offerta del prestigioso incarico, che avrebbe chiuso in fretta, e bene, un altro momento amaro del calcio azzurro, il flop di Luciano Spalletti. Con ancora negli occhi le tribolazioni di Oslo e i balbettii di Reggio Emilia della squadra nazionale, il presidente federale, Gabriele Gravina, deve così riaprire il dossier per trovare un Mr.Wolf che risolva il problema della qualificazione ai Mondiali 2026.

La lista dei papabili spazia da Stefano Pioli alle glorie 2006 come Gennaro Gattuso e Daniele De Rossi, fino all'ex Roberto Mancini e outsider alla Gianni De Biase, ma doverla ripescare dal cestino accentua l'amarezza.

La federazione aveva lavorato a fondo sul candidato Ranieri e sembrava che fosse stata trovata una soluzione che consentisse al tecnico di Testaccio di prendersi la panchina azzurra mantenendo il suo ruolo di consulente in seno alla Roma, avendo avuto il via libera dalla famiglia Friedkin. Con la serietà e l'esperienza che lo contraddistinguono, Ranieri ha soppesato bene i pro e i contro e ha preso in breve la sua decisione, informandone subito Gravina.

"Ringrazio il presidente per l'opportunità, un grande onore ma ho deciso di restare a disposizione della Roma nel mio nuovo incarico in modo totale", le parole affidate dal tecnico all'ANSA -. I Friedkin mi hanno dato il loro pieno supporto e appoggio, la decisione è solo mia". L'annuncio è stato accolto con giubilo tra i tifosi giallorossi, che nonostante l'arrivo di Gian Piero Gasperini temevano di perdere un nocchiere amato e rispettato, anche se l'accordo prevedeva che se ci fosse stata una criticità col tecnico o la squadra, Ranieri sarebbe dovuto intervenire. L'allenatore da mesi aveva detto peraltro che avrebbe lasciato la panchina per sempre e l'idea di smentirsi per sedere su una graticola tricolore deve aver pesato sulla sua scelta ultima.

La giostra del toto-ct ha così ricominciato a girare e, anche se in teoria non c'è fretta, dato che la nazionale tornerà in campo solo a settembre, la situazione è tale da non poter ammettere ritardi nel nominare il successore di Spalletti. Il 19 giugno è previsto un Consiglio federale e Gravina farà di tutto per presiederlo a questione già risolta.

Con l'eccezione dell'exploit ottenuto da Roberto Mancini a Euro 2020, l'Italia nel post Marcello Lippi ha raccolto poco o nulla dalla guida di Cesare Prandelli (secondo posto a Euro 2022), Antonio Conte, Gian Piero Ventura e dello stesso Mancini, che ha fallito l'accesso al Mondiale 2024 ed ha poi preso la strada dell'Arabia Saudita, risultata altrettanto erta. Ora la classifica del girone I delle qualificazioni mondiali (Norvegia prima con 12 punti e differenza reti +11, Italia terza con 3 e differenza reti -1) promette solo un biglietto per l'incubo playoff. Il gemello di Gianluca Vialli alla Samp e in azzurro avrebbe voglia di riscattare la figuraccia con la Macedonia del Nord risalendo in sella, ma un suo ritorno darebbe difficile da spiegare, anche a tifosi disillusi come sono ora quelli dell'Italia, ammutoliti anche ieri sera a Reggio davanti alla pochezza della nazionale.

Un tecnico esperto e ritenuto capace, ma anche fresco per l'azzurro, è Pioli, le cui quotazioni sono però in calo, dato che dovrebbe lasciare anzitempo l'Al-Nassr, dove guadagna 12 milioni a stagione, cifre inapplicabili per un ct. E comunque, Pioli sarebbe in parola con la Fiorentina. Per dare una scossa all'ambiente c'è l'idea di affidarsi a Gattuso, che non manca di grinta e anche di discreta esperienza ed è libero dopo aver lasciato l'Hajduk Spalato, in Croazia, o ad un altro campione del mondo 2006, De Rossi, che ha allenato poco ma è stato nello staff di Mancini a Euro 2020 e non manca di carattere. Potrebbero però essere i profili giusti, più motivatori che allenatori, dato che ci sarebbe ben poco tempo prima delle gare di settembre per intervenire su schemi e tattiche. Resta in piedi anche l'ipotesi Fabio Cannavaro, mentre si affaccia anche il nome di Gianni De Biase che dopo la bella esperienza con l'Albania, ha guidato più di recente l'Azerbaigian ma e' fermo da tempo. 

Patto con Roma e doppio ruolo, così Ranieri ha detto no

Claudio Ranieri, questa volta, smette veramente di allenare. Niente doppio ruolo: ct dell'Italia e senior advisor per la Roma.

Una decisione, quella di dedicarsi completamente al club giallorosso, solo dell'ex allenatore e prossimo consulente della proprietà americana, perché i Friedkin lo avrebbero anche supportato qualora avesse scelto di diventare il commissario tecnico della nazionale, non rinunciando però a nulla della figura immaginata a Trigoria per lui. Tradotto: se ci fosse stata una criticità con il tecnico (Gasperini) o la squadra sarebbe dovuto intervenire in qualsiasi momento. Il doppio incarico non era praticabile, e Ranieri, onorato per la chiamata della FIGC, ha scelto di dedicarsi interamente alla Roma. Alla sua Roma

. "Ringrazio il presidente Gravina per l'opportunità, un grande onore, ma ho riflettuto ed ho deciso di restare a disposizione della Roma nel mio nuovo incarico in modo totale", le sue parole all'ANSA. E sono diversi i motivi dietro questa decisione: prima di tutto la parola data a club, tifosi e città. Per mesi l'ex tecnico ha sottolineato che avrebbe smesso veramente di allenare e rimangiarsi tutto dopo neanche tre settimane dalla fine del campionato non sarebbe stato nel suo stile. Poi il doppio ruolo che, secondo l'ex tecnico, poteva presentare criticità difficilmente gestibili. Per questo il rifiuto, con la proprietà e Gasperini che, seppur indirettamente, hanno inciso nella decisione di Ranieri. Nessuno di loro ha provato a persuaderlo dallo scegliere la nazionale.

Anzi. "I Friedkin mi hanno dato il loro pieno supporto e appoggio per qualsiasi decisione avessi preso a riguardo, ma la decisione è solo mia", ha spiegato ancora Ranieri che appena due giorni fa aveva registrato i complimenti pubblici dei texani nel loro messaggio di fine stagione. Hanno parlato di lui come di qualcuno "che incarnasse i veri valori del club" riflettendo "stabilità, identità e legame con la storia della società". Anche per questo non se l'è sentita di lavorare 'part-time' per la Roma, soprattutto dopo aver scelto Gasperini che pochi giorni dopo il suo arrivo avrebbe viste cambiate le carte in tavola. Dunque Ranieri resta al suo posto per una decisione osannata dai tifosi e che unisce ancora di più 'Sir Claudio' e la sua gente.

Richiamato nel momento del bisogno non ha saputo dire di no nonostante già lo scorso anno avesse deciso di lasciare i panni dell'allenatore. Una scelta durata pochi mesi, perché alla telefonata giallorossa non ha resistito come ha invece fatto, seppur a malincuore, con la nazionale. E ora vuole continuare il suo nuovo lavoro nel club giallorosso per arrivare laddove lui non è riuscito, a cominciare, prima di tutto, dal ritorno in Champions League.

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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