Ancora una strage della disperazione a Gaza, dove avvicinarsi ai centri di distribuzione degli aiuti nella Striscia significa rischiare ogni giorno di morire o rimanere colpito dal fuoco della guerra: nei pressi del checkpoint di Netzarim, nel centro dell'enclave, 31 persone sono morte e oltre 200 sono rimaste ferite dai colpi in una zona di distribuzione delle forniture vitali per i palestinesi, ha denunciato la Protezione Civile della Striscia, con l'Idf che ha ammesso di aver sparato "colpi di avvertimento" contro i gazawi che si sono avvicinati alle loro forze e "rappresentavano una minaccia".
Un copione già visto troppe volte nella Striscia dall'avvio del nuovo sistema di distribuzione dei beni portato avanti dalla Gaza Humanitarian Foundation, metodo fortemente osteggiato da agenzie umanitarie, ong e anche governi più critici dell'esecutivo di Netanyahu. Ma Bibi tira dritto, nonostante siano ore difficili il suo governo, chiamato alla prova del voto su un disegno di legge presentato dall'opposizione per lo scioglimento del parlamento, che, se approvato, potrebbe aprire la strada a elezioni anticipate. Insieme ai deputati di centro e di sinistra, anche i partiti ultra-ortodossi che sostengono la maggioranza hanno infatti minacciato di sostenere la mozione, se non si raggiungerà un compromesso sulle loro richieste di esentare i propri membri dal servizio militare. Netanyahu è infatti sotto pressione all'interno del suo partito Likud affinché arruoli più ultra-ortodossi e imponga sanzioni ai renitenti alla leva, una linea rossa per partiti degli haredi come Shas e Utj: i due gruppi hanno dichiarato pubblicamente che voteranno per sciogliere il parlamento, ma dietro le quinte si negozia con i funzionari del governo per trovare un punto comune. E nel frattempo, in un apparente tentativo di guadagnare tempo, la coalizione di Netanyahu ha riempito l'agenda della Knesset di numerose proposte di legge per tardare il più possibile il voto.
Intanto, il ministro delle Finanze di estrema destra Bezalel Smotrich ha fatto appello alle coscienze dei parlamentari, affermando che far cadere il governo in tempo di guerra rappresenterebbe "un pericolo esistenziale per il futuro" di Israele. Il conflitto infatti va avanti e così le esigenze di uomini e risorse, sul fronte di Gaza e anche del Libano - dove intanto sono tornati a varcare il confine almeno 50 soldati e bulldozer dell'esercito israeliano - nonostante cresca in tutto il mondo la voce di chi vuole la fine della guerra. Ma Israele difende le sue scelte e non permette interferenze, nemmeno quelle 'umanitarie': dopo il sequestro della nave di Freedom Flotilla e i rimpatri dei primi attivisti, arriva la denuncia di Adalah - ong che rappresenta il gruppo pro-Gaza - che l'eurodeputata franco-palestinese Rima Hassan è stata "messa in isolamento" in un carcere dello Stato ebraico, con lo stesso trattamento anche per un altro volontario brasiliano, Thaigo Avila. Secondo il gruppo The Left al Pe, l'isolamento per Hassan è stato ordinato "dopo che ha scritto 'Free Palestine' sui muri della sua cella. Ha iniziato uno sciopero della fame in segno di protesta".
Poco dopo l'ong ha chiarito che l'attivista ha lasciato il regime di isolamento e trasferita al carcere di Givon a Ramle. Intanto, il ministro della Difesa Israel Katz ha aperto un altro fronte contro il nuovo convoglio di centinaia di attivisti filopalestinesi diretti a Gaza, partito nei giorni scorsi e già arrivato nella capitale libica Tripoli. "Mi aspetto che le autorità egiziane impediscano l'arrivo di manifestanti jihadisti al confine tra Egitto e Israele e non permettano loro di compiere provocazioni o tentare di entrare a Gaza. Un atto che metterebbe a repentaglio la sicurezza dei soldati israeliani e che non sarà consentito", ha dichiarato Katz.
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