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Marco Mengoni: 'viviamo un momento storico che non mi piace'

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"In questo spettacolo c'è molto di me e di quello che succede, della storia, di questa società e di come si è ricostruita. Dalle macerie si ricostruisce una città di cristallo che non so dove porterà me come persona - dopo quello che ho vissuto dopo l'ultimo anno che è stato molto difficile - e nemmeno dove porterà la nostra società, che si è ricostruita dando vita ad una città fragile, ma bella".
    Marco Mengoni racconta così il debutto, ieri da Napoli, del suo nuovo tour negli stadi che toccherà poi Roma, Torino, Bologna, Milano, Messina e Bari (e in autunno sarà nei grandi spazi europei, con altri 7 nuovi live nei palazzetti).


    Mengoni con il nuovo tour ha scelto di mettersi in gioco ancora più del solito, dando vita a uno spettacolo di cui ha curato in prima persona ogni minimo dettaglio. Oltre all'artista e alla band, sul palco 10 performer: figure misteriose, coperte, che rappresentano le grandi protagoniste di questo spettacolo e di tutti i concerti di Marco Mengoni: le emozioni (rabbia, gioia, paura, sorpresa, tristezza, disprezzo, ansia, invidia, offesa, perdono, vergogna, gratitudine, rimorso, orgoglio). Un progetto che nasce dalla volontà audace di bagnare il pop nella grande tradizione teatrale: "I capitoli che compongono lo spettacolo sono quelli della tragedia greca, abbiamo pensato che questa divisione fosse utile a fare entrare meglio le persone nello spettacolo e negli arrangiamenti che abbiamo fatto, non a caso ci sono i titoli in questi capitoli", spiega Mengoni che sceglie di portare sul palco un racconto visivo ed emotivo che riflette i cicli di crollo e rinascita che attraversano l'esistenza individuale e collettiva; dopo ogni caduta si cammina sulle rovine, si scava per eliminare il superfluo, si recupera l'essenziale, e si costruisce di nuovo. "Io parlo di città fragile, è una città di vetro quella che si ricostruisce sul palco, è apparentemente bella ma che evidentemente ha avuto delle lacune, o non abbiamo studiato la storia o ci siamo affidati troppo al vento che cambia e non siamo stati attenti. Evidentemente sono state votate delle persone che hanno permesso tutto ciò che sta accadendo ora. È un momento storico che personalmente non mi piace, a me e nemmeno a tutte le persone che sono con me sul palco".

    Quello con gli stadi è stato un appuntamento rimandato a lungo, quando oggi è tutto accelerato: "ci ho messo 13 anni a fare il mio primo concerto negli stadi. C'è chi se la sente e chi no, è soggettivo", rimarca il cantante che non vuole correre: "Mi sono preso un po' di pausa, ho fatto con calma.
    Sono concentrato sul concerto, abbiamo fatto tre mesi di produzioni e arrangiamenti. Il pubblico chiedeva me, io stavo arrivando e sapevo che sarei arrivato con questo spettacolo".

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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