Una missione in pompa magna, enfatizzata come "storica" nelle dichiarazioni ufficiali incrociate, che affonda le radici nel passato, ma guarda al presente. E magari al futuro. E' il senso della visita di Stato nel Regno Unito inaugurata oggi da Emmanuel Macron, ospite compiaciuto dei solenni tributi 'old fashion' resi dal cerimoniale reale britannico al presidente repubblicano di Francia, nel quadro di una tre giorni che mira a lasciare definitivamente alle spalle le fibrillazioni del dopo Brexit e a riproporre l'asse fra Londra e Parigi a mo' di architrave di un'Europa allargata di fronte alle "sfide" e alle "minacce" del mondo attuale: seppure in versione riveduta, corretta e ridimensionata rispetto ai fasti e nefasti imperiali del tempo che fu.
Ricevuto con la premier dame Brigitte al suo arrivo nella base militare inglese di Northolt dall'erede al trono William e dalla principessa Kate, fra sorrisi e baciamano, Macron si è poi spostato subito nel castello di Windsor dove ha ricevuto l'accoglienza protocollare di re Carlo III - sovrano in fama di francofilia - e della regina Camilla. In un contesto da tappeto rosso, come codificato per una visita di Stato: la prima di un leader di un Paese Ue dopo l'entrata in vigore definitiva degli accordi di divorzio.
L'obiettivo dichiarato è chiaro: certificare il rilancio di un'alleanza ultrasecolare, - riedizione della fatidica Entente Cordiale del 1904 - sullo sfondo del "reset" dei rapporti fra l'isola e l'Ue suggellato in questi mesi dal governo laburista di Keir Starmer, dopo le turbolenze dell'era Tory. Seppure senza rimettere in discussione l'uscita di Londra dal club di Bruxelles ("profondamente incresciosa, ma da rispettare" nelle parole di Macron), dal mercato unico e dal circuito della libertà di movimento delle persone. Un'alleanza da rivitalizzare "aprendo nuove vie di cooperazione" dinanzi "alle sfide di un mondo" attuale segnato da conflitti geopolitici e militari, dagli attacchi "quotidiani delle potenze destabilizzatrici all'ordine internazionale" e dalle "minacce di nuove potenze nucleari". Oltre che dalle fibrillazioni commerciali innescate dalla politica dei dazi dell'amministrazione Usa, come il presidente francese ha sottolineato (senza peraltro additare in alcun modo Donald Trump), rivolgendosi in buon inglese al Parlamento di Westminster, culla delle democrazie occidentali, radunato eccezionalmente a Camere riunite. E rivendicando il ruolo di Francia e Gran Bretagna, nazioni "amiche e fraterne", sia al fianco dell'Ucraina (che "gli europei non abbandoneranno mai"), sia per la pace in Medio Oriente e per una "soluzione politica" fondata su un ravvicinato "riconoscimento dello Stato palestinese" accanto a Israele; sia sul terreno del riarmo europeo: difeso come indispensabile all'ombra delle denunce ininterrotte del pericolo attribuito alla Russia di Vladimir Putin in primo luogo, alla Cina in seconda battuta. Senza dimenticare l'ambizione di affrancarsi da "un'eccessiva dipendenza" anche dal grande alleato americano, oltre che da Pechino, per quanto al fuori da ogni equidistanza.
Scenari riecheggiati più prudentemente tanto da Starmer quanto dall'invito all'unità britannico-francese in risposta "alle minacce" globali contenuto nel testo del discorso preparato da re Carlo per lo scambio di brindisi del banchetto di gala serale. Il suggello di una giornata segnata dalla tradizionale parata in carrozza della coppia presidenziale con i reali - accolta dal grido "Vive la France" di diversi spettatori assiepati lungo il tragitto - con annesso passaggio in rassegna di unità militari della Royal Guard in alta uniforme al suono dei due inni nazionali: la Marsigliese e God Save the King. Ma anche un antipasto del vertice bilaterale vero e proprio di giovedì, allargato a vari ministri e incentrato sulla politica estera (in primis sulla guida condivisa della cosiddetta Coalizione dei Volenterosi pro Kiev, con in aggiunta un videocollegamento con la Conferenza di Roma sulla ricostruzione), oltre che sull'interscambio economico (già tornato oltre i livello pre-Brexit). E ancora sul rafforzamento invocato da Londra della cooperazione nel contrasto dell'immigrazione illegale sulla rotta della Manica tra la Francia del nord e l'Inghilterra del sud. Temi anticipati in termini concreti da Macron con l'annuncio - fra gli altri - di una partecipazione del 12,5% della francese Edf nella costruzione della centrale nucleare britannica di Sizewell C, pilastro di una nuova "sicurezza energetica"; e in termini simbolici dalla promessa del prestito del celebre Arazzo medievale di Bayeux al British Museum: dopo giusto mille anni di attesa e di contese.
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