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La procura della Corte penale: 'Su Almasri l'Italia pienamente inadempiente'

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Nuovo capitolo nella battaglia legale tra il governo e la Corte penale internazionale. Questa volta è la Procura dell'organismo dell'Aja a produrre un duro j'accuse per come l'Italia si è mossa nel delicatissimo caso del "generale" libico Almasri, imputato di diversi crimini, fermato in Italia, rilasciato e riportato in Libia con un volo di Stato.

La Procura della Corte penale internazionale accusa infatti il governo italiano di "non aver ottemperato ai suoi obblighi" sul caso Almasri e di aver cosi "impedito alla Corte di esercitare le sue funzioni", si legge nelle 14 pagine dense di "osservazioni" firmate dal procuratore Nazhat Shameem Khan. Riserbo dalle parti dell'esecutivo anche se una fonte a conoscenza del dossier ricorda che si tratta di osservazioni della Procura e non della Corte per cui si chiederà alla Corte stessa di essere ammessi a svolgere le conseguenti controdeduzioni.

Mentre l'opposizione attacca parlando di "pessima figura del governo", spulciando le 14 pagine si entra nel tecnico e le frasi della Procura sono taglienti, contestando tempi e modi di quella che è definita senza giri di parole "inadempienza" di Roma. In particolare nel mirino del giudice finisce il Guardasigilli Carlo Nordio criticato anche per la sua strategia difensiva. "Il titolare della Giustizia, si legge nelle carte, è "l'unico destinatario delle richieste di cooperazione della Corte" e avrebbe dovuto "semplicemente eseguire la richiesta trasmettendola al procuratore generale". Si contesta poi quella che Nordio definì "l'incertezza assoluta sulla data dei delitti commessi" intervenendo alla Camera dei deputati. Il testo precisa che nella "parte sostanziale del mandato non vi è alcun suggerimento che qualsiasi crimine ivi discusso possa aver avuto luogo a partire dal 2011, un tempo in cui la prigione di Mitiga non esisteva nemmeno come tale".

La premessa generale della Procura della Cpi sottolinea che "l'Italia sembra aver ritenuto di poter esercitare discrezionalità nel determinare se potesse dare priorità alla richiesta di estradizione della Libia rispetto alla richiesta di consegna della Corte", mentre "aveva l'obbligo di consultare la Corte e la sua mancata consultazione costituisce di per sé una grave inadempienza". Ciò che quindi viene contestato è di aver agito senza un confronto "di fronte a qualsiasi problema percepito che potesse ostacolare l'esecuzione della richiesta di consegna della Corte, ai sensi dell'articolo 97 dello Statuto". La sintesi politica della Procura è netta: "la conclusione dell'Italia è giuridicamente e di fatto insostenibile". Inoltre le prime osservazioni recapitate all'Aja dal governo "non forniscono alcuna spiegazione praticabile, tantomeno una giustificazione, per la sua incapacità di cooperare". Per tutte queste ragioni la procura della Cpi "chiede alla Camera di emettere un accertamento formale di inadempienza nei confronti dell'Italia e di deferire la questione all'Assemblea degli Stati parti e/o al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite".

Immediato il commento di Mediterranea che chiede al Tribunale dei Ministri di Roma di prendere atto "di ciò che la Corte dell'Aja ha appurato e di concludere senza indugi le indagini in corso per l'ipotesi di reato di favoreggiamento contro i ministri Nordio e Piantedosi, il sottosegretario Mantovano e la presidente del Consiglio Meloni". Lapidaria l'osservazione di Riccardo Magi di +Europa: "è gravissimo che il Guardasigilli del governo Meloni abbia mentito nell'aula del parlamento e quindi davanti al Paese. Nordio in particolare è riuscito a trasformare l'Italia in uno Stato-canaglietta che attacca un organo di giustizia sovranazionale come la Cpi". 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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