Dalla Sardegna per raggiungere Tokio occorrono circa 18 ore di aereo. I chilometri da percorrere da Irgoli sono invece oltre 14mila. Eppure, qui nel paese della Baronia, il Giappone da qualche anno non è così distante. Almeno a tavola la cultura nipponica è seguita con grande attenzione dallo chef Gabriele Lai, 32 anni, ma già con il piglio da veterano, per le tante esperienze professionali (Milano e Costa Smeralda) vissute. Aprire un locale sushi in un paese di poco più di duemila abitanti è stata un'altra scommessa. Di quelle un po' azzardate, che se qualcosa non va nella direzione giusta fa saltare il banco.
"Avevo le idee chiare - racconta Gabriele mentre si prepara per la serata - Ero entrato nel mondo del sushi, che all'inizio non mi piaceva, dalla porta principale. Se vogliamo anche per caso. Ma piano piano la passione è stata crescente, così come il mio interesse per il mondo e la cultura Giapponese. E ho capito che la strada poteva essere davvero questa". "All'inizio facevo solo l'asporto e la gente veniva qui a prendersi il prodotto. Ci hanno così conosciuto e la clientela è cresciuta. Oggi siamo in tre e una ventina di coperti", spiega.
La voglia di tornare a casa e un ristorante tutto suo a Irgoli, paese dove è nato e cresciuto, ha aumentato le motivazioni. La gente arriva un po' da ovunque a mangiare pesce fresco e riso lavorato con dovizia di dettagli e sempre con ingredienti freschissimi. "Prendo quello che offre il mercato con grande attenzione alla qualità - precisa lo chef - La ricciola la importo dal Giappone, è speciale e ha un sapore particolare, il tonno da Carloforte, i gamberetti da Calagonone".
All'inizio più di uno l'ha preso per matto, ma lui sa il fatto suo ed è andato dritto per la sua strada convinto di potersi ritagliare uno spazio nella gastronomia di qualità anche da un piccolo paese dell'interno. Così la sua Irgoli conosciuta per la salsiccia, ora ha un appeal gastronomico in più. Gabriele concepisce il suo lavoro in formazione continua: "cerco di andare tutti gli anni almeno per quindici-venti giorni in Giappone. Organizzo il viaggio molto prima, mi programmo le tappe e i luoghi da visitare. Ovviamente è l'occasione per assaggiare cose nuove, vedere e apprendere i segreti dei professionisti. Un'esperienza che mi aiuta molto. Così quando rientro posso replicarle piatti nuovi, ingredienti nuovi e tecniche di lavoro inedite".
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