L'Anniversario con cui Andrea Bajani ha vinto il Premio Strega 2025 "contesta in maniera forte la versione patriarcale". Lo racconta all'ANSA lo scrittore il giorno dopo la premiazione, il 3 luglio al Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma, in una serata a cui non ha partecipato il ministro della Cultura Alessandro Giuli. Cosa pensa di questa assenza? "Non penso niente. Non ho un'opinione perché per me è abbastanza importante rivendicare il fatto che come scrittori, intellettuali, anche se la parola è usurata, abbiamo il dovere, io lo sento personalmente, di fornire delle opinioni complesse" dice Bajani e questo vale anche per l'eventuale trasloco nel 2026 del Premio a Cinecittà. Pubblicato da Feltrinelli e già alla quinta ristampa, il romanzo di Bajani, premiato con 194 voti, "rifiuta l'inaccettabile legge non scritta e politicamente e culturalmente ribadita che assegna al maschio, per un privilegio di genere, la condizione di potere. Ed è importante che la contestazione arrivi da un protagonista maschile" sottolinea Bajani seduto nelle stanze dell'American Academy dove anni fa ha conosciuto la sua attuale moglie mentre era writer in residence.
Tra autofiction e romanzo, il libro mette a nudo gli intrecci di una famiglia opprimente, con un padre accentratore e violento e una madre remissiva, seguendo il doppio binario del racconto di una famiglia micidiale e dello sguardo di un figlio che se ne va rivendicando la propria versione dei fatti. "Sulla scorta degli scrittori che ho letto, fra i quali Antonio Tabucchi, sento la responsabilità di ribadire che la missione della letteratura, se ne ha una, è quella di contestare la versione che viene data". "L'autofiction - spiega - mi interessa da lettore, non da scrittore. Del romanzo mi piace l'impossibilità di essere codificato. Non c'è ricetta, è un genere inquieto che nella sua storia ha tenuto dentro i versi, il teatro, le fotografie. È antitetico allo schiacciamento sulla realtà" dice lo scrittore, nato a Roma nel 1975, che vive per la maggior parte dell'anno a Houston, in Texas dove insegna alla Rice University.
Nella sua scrittura apparentemente chirurgica, essenziale, rientra il grande amore per la poesia di Bajani, che scrive da 23 anni ed è anche autore di libri di versi. "La poesia per me è la regina assoluta della scrittura. È la prima contestatrice del discorso trito. Anneghiamo, annaspiamo dentro la ripetizione di frasi che sono a tal punto già costruite da venir suggerite dal telefono. La poesia è la prima che fa saltare in aria tutte le intelligenze artificiali, i suggerimenti dei telefoni. Non c'è possibilità più anarchica di quella della poesia" dice Bajani.
"L'Anniversario - aggiunge - è forse il libro in assoluto che è arrivato di più come arriva la poesia, con quella purezza misteriosa, sia come istinto sia come suono" racconta. Il prossimo sarà un libro di poesia? "Se la grande musa mi facesse l'onore di bussare alla mia porta di nuovo sarei felicissimo".
Le pagine più divertenti e nostalgiche del romanzo sono quelle dedicate all'arrivo del telefono fisso in questa famiglia devastante. "È uno dei casi specifici in cui è evidente quanto il romanzo abbia protagonisti che non sono necessariamente esseri umani. Il telefono diventa soprattutto una metafora per parlare di sistemi totalitari. Era la modalità per provare a raccontare quanto l'infiltrazione dell'esterno sia da sempre la vera minaccia di ogni sistema totalitario, sia di quello politico, sia dei piccoli totalitarismi domestici dove a un certo punto entra la realtà e da lì il sistema salta in aria".
Nel tour Strega con cui riparte da vincitore il 5 luglio da Cervo, in provincia di Imperia, "ho avuto la percezione della natura profondamente popolare del premio. In un momento come questo andare in giro a portare la complessità, che è l'opposto della scorciatoia del nemico, è un atto popolare nel senso migliore del termine". Negli Stati Uniti, contrariamente a quanto pensiamo, "la cultura vive in piccoli templi. Chi ha vinto il Pulitzer riceve 5 messaggi, io ne ho ricevuti 500 e non sono certo uno che abbia particolari connessioni. In Italia tutti pensiamo che la cultura non conti niente e invece è sulle pagine dei giornali e ai Tg" dice.
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