Da Barumini, sede del sito Unesco Su Nuraxi, emergono nuovi dati e conferme sulla quotidianità e sulla cultura gastronomica dell'epoca nuragica. Gli scavi archeologici - a vista - portati avanti a Casa Zapata, a Nurax'e Cresia, monumento inserito all'interno della nobile dimora, hanno riportato alla luce nuovi reperti nuragici, unici per stato di conservazione e quantità. Olle, tegami, ciotole e tazze accumulati all'interno di una delle nicchie, come anche resti di pasto, raccontano la vita quotidiana degli abitanti della torre in una fase finale del Bronzo Recente, quella che Giovanni Lilliu chiamava la bella età dei nuraghi.
"Un'ulteriore testimonianza di come la dieta fosse molto varia tra i nuragici, carne, pesce, molluschi, anche nelle zone interne, quindi distanti dal mare, a suggerire un sistema di scambi e trasporti", sottolinea Emanuele Lilliu, presidente della Fondazione Barumini Sistema Cultura. Le ricerche si sono concentrate soprattutto nella poderosa torre centrale. "Una scoperta frutto di un percorso che mette insieme ricerca, valorizzazione e promozione del patrimonio - spiega Lilliu - Casa Zapata non è solo un museo, ma un luogo vivo dove gli scavi continuano e dove i visitatori possono entrare in contatto diretto con la storia e con gli studiosi al lavoro".
Per Caterina Lilliu, responsabile scientifica del Polo museale, "si tratta di un importantissimo ritrovamento di materiali inediti che adesso saranno studiati nel loro dettaglio, ma che offrono delle grandi prospettive per i nostri visitatori". La direttrice degli scavi, Gianfranca Salis, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio spiega: "La torre centrale ha avuto un riutilizzo molto intenso in età storica, con importanti rimaneggiamenti anche strutturali. È stato proprio in età storica che viene realizzato a partire proprio da questa torre un cunicolo sotterraneo in parte costruito e in parte scavato nella roccia che consentiva di raggiungere il pozzo".
"Un collegamento diretto tra la torre e l'acqua creato in modo ardito - precisa la studiosa - e modificando le architetture nuragiche in forme che non trova confronti con il resto della Sardegna. Il riutilizzo del nuraghe in età storica avviene dopo una fase di abbandono del monumento testimoniata da potenti strati di crollo. Sotto questi importanti strati di crollo è emersa la fase nuragica, che racconta i segni di una quotidianità vissuta intensamente all'interno della torre. Le nuove evidenze, aprono prospettive scientifiche sia per capire la funzione del nuraghe e le motivazioni per cui fu realizzato a poche centinaia di metri dal sito Unesco".
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